L’emozione è, come dice l’etimologia della parola, sangue in agitazione, in movimento, eccitazione. La paura è in questo senso la madre di tutte le emozioni negative: l’invidia è la paura di essere da meno, la gelosia è la paura di perdere qualcuno, la rabbia è paura che si sfoga con violenza. La paura è essenzialmente un prodotto della nostra mente e come tale è vivificata dalla nostra immaginazione: il pericolo può essere reale e tangibile, come la perdita del lavoro o una bocciatura, ma la paura è sempre una scelta, perché possiamo dare fondo alle nostre capacitá per non sentirla. Quando entra un pensiero negativo in noi e gli diamo credito, lo alimentiamo dandogli credibilità e cosí cresce fino ad ossessionarci e paralizzarci. La paura può arrivare fino ad abbassarci le difese immunitarie perché, come ben sappiamo, mente e corpo sono collegati. Tuttavia è bene capire che noi non siamo esclusivamente la nostra mente, anche se a volte tendiamo ad identificarci solo con quello che produce il nostro cervello: la mente è sempre preoccupata, é il suo lavoro, ma noi non dobbiamo stare per tutto il tempo lì, nella nostra mente. Generalmente il meccanismo della mente è di attivare la paura pescandola dal passato o proiettandola nel futuro. È dal presente invece che possiamo scardinarla: se restiamo ancorati al presente, di fronte alla paura, e percepiamo la sua invasione, possiamo evitare di cadere in trappola, in balia di vecchi timori o previsioni infauste.
Il potere creativo è un potente scudo per interrompere i pensieri distruttivi. La psicologia sociale sottolinea come i pensieri ossessivi, quando si legano agli stati emotivi finiscono col realizzare i timori, perché li alimentano, investendoli di potere, come nel caso delle “profezie autoavveranti”, allo stesso modo però, avviene anche che, alimentando pensieri di serenità e consapevolezza, con perseveranza e disciplina si possa arrivare a nuove abitudini e, come auspica Francesca del Nero, riscrivere dei programmi dentro di noi che divengano pian piano automatismi di benessere. In questo senso quando scriviamo una poesia, o un racconto di fantasia, abbiamo la possibilitá di scardinare un vecchio schema ripetitivo che, invece di condurre a un pensiero ossessivo che riapre le porte alla paura, ci indichi invece una modalitá nuova ed arricchente di possibilitá insondate. Dipingere o scrivere significa stare nel presente, creando una versione fantasiosa delle realtá. Anche quando scriviamo dei nostri vecchi fantasmi, tirarli fuori da noi e metterli su carta o su tela, ci aiuta a guardarli da una prospettiva nuova. Molte soluzioni nella nostra vita possono essere date dall’abbandono di abitudini negative e dall’acquisizione di nuove pratiche salvifiche come l’espressione scritta o artistica. Nel mio caso posso dire che la poesia mi ha salvato, continua a salvarmi ogni giorno.
(Nella foto il mio libro d'artista MISTIFICAZIONI star book)
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