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Divinità e demoni femminili giapponesi (Terre Sommerse, Roma, 2024)

Le carte di questo mazzo divinatorio rappresentano creature femminili soprannaturali del folclore giapponese, divinità benefiche ma anche demoni, spiriti e mostri che appartengono a categorie identificate nel mondo nipponico come yokai (folletti mostruosi), bakemono (fantasmi), kami (divinità), oni (diavoli), onryo (spiriti assetati di vendetta), ibridi umani e animali, esseri magici che scaturiscono da tradizioni millenarie o da più recenti leggende metropolitane.

Le raffigurazioni dei personaggi che ho ritratto e descritto nelle carte e nel libro che le accompagnano, sono mie libere interpretazioni di alcune protagoniste femminili della mitologia giapponese, influenzata a sua volta dalla religione shintoista, dal buddhismo e dalla cosmologia induista. I miei disegni non pretendono d’essere una rappresentazione canonica di queste figure che affondano le loro radici nelle leggende ancestrali o nei miti delle origini del Giappone, incluso alcune che trattano della discendenza della stirpe reale dalle divinità celesti, piuttosto ho voluto riscattare queste presenze per renderle figure simboliche di potere, spunti di riflessione ed interpretazione allo scopo di un cambio in termini di metamorfosi, adattamento, presa di posizione di fronte a conflitti interni ed esterni.

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Nure Onna

Spirito con forma di serpente e solo una testa umana, ha gli attributi dei vampiri e sa trasformarsi in una donna apparentemente in difficoltà che stringe a sé un bambino molto piccolo e implora aiuto come se fosse appena approdata da un naufragio, in modo che le vittime si avvicinano per aiutarla. E' una carta che mette in guardia rispetto a persone che possono avvicinarsi a noi facendo leva sull'empatia e la compassione e ci avvisa di non buttarci a capofitto in una battaglia che non è la nostra, sorattutto se conosciamo solo una versione dei fatti. E' la prima carta che ho disegnato, quasi tre anni fa, con china e pennarelli, ora la ripropongo in digitale.

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Ao Andon

E' un demone femminile dalla pelle blu, viene involontariamente evocato quando più persone si riuniscono e raccontano vicende che scatenano nel gruppo tensione e paura. Di solito viene raffigurata con una lanterna dal lume blu e corna di demone. Per mantenere la palette cromatica che ho scelto per questo progetto, ho mutato il blu con il verde. Anticamente, in Giappone, si era soliti riunirsi per raccontare storie di paura, circondati da candele bianche e una blu. Ogni partecipante, dopo aver raccontato la sua storia spegneva una delle candele finche restava solo quella blu, che convocava il demone.

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Hone Onna

La Hone Onna è uno spirito che ha le sembianze di una bellissima giovane, ma chi è puro di cuore, ad esempio i bambini, riesce a vedere la sua reale essenza di scheletro. La leggenda della Hone Onna ha diverse interpretazioni. lo ho scelto quella secondo la quale lei è stata uccisa e separata così dal suo amato e vaga perciò alla ricerca del corpo di lui. Non trovandolo, seduce col suo fascino altri uomini i quali non si rendono conto che, attraverso l'atto sessuale, le stanno cedendo la loro forza, finchè, spossati, se non se ne accorgono in tempo, muoiono. Nell'oracolo, l'uscita di questa carta viene interpretata come la necessità di allontanarsi da persone che vengono definite "vampiri energetici" e consiglia di imparare a porre dei limiti quando le necessità degli altri ci avviluppano in spossanti doveri.

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Kuchisake Onna

È una donna con un’enorme bocca spaccata, che va da orecchio a orecchio. La leggenda racconta che era la bellissima moglie di un samurai che, ingelosito da un tradimento, le ha aperto il volto con la spada katana, dicendole “Chi più dirà adesso che sei bella?”. Lo spirito della donna morta vaga a questo punto nella città con la parte inferiore del viso coperta da una mascherina e quando trova un uomo simile al suo assassino gli chiede “Pensi che io sia bella?” con la maschera addosso e poi anche senza. Naturalmente toglie la vita al malcapitato, se questi non saprà rispondere correttamente. Anche questa è tra le prime che ho disegnato, a pennarello e ora lo ripropongo in digitale.

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Futakuchi onna

Essere soprannaturale chiamato “Donna dalle due bocche”, poiché in effetti, oltre a quella regolarmente posseduta da tutti, ne ha un’altra sulla nuca che rivela la sua natura mostruosa. Ci sono varie versioni della sua leggenda. In quella che preferisco, si tratta di una donna che non mangiava mai e che per questo fu presa in moglie da un uomo molto avaro. Ma anche se la moglie non mangiava le provviste diminuivano. L’uomo la spiò scoprendo che aveva una seconda bocca nascosta sotto ai capelli con cui si ingozzava di polpette: quella spaccatura, armata di denti, era continuamente affamata ed era  "nata" dal desiderio di cibo che la donna reprimeva costantemente in pubblico. . Questa carta è la seconda che ho disegnato, anni fa, a pennarello e ora la ripropongo in digitale.

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Rokurokubi

Le rokurokubi di giorno hanno l'aspetto di comuni donne, mentre di notte svelano la loro natura yokai e acquisiscono la capacità di allungare incredibilmente il collo. Non sono figure malefiche, ma cercano di nascondere la loro natura dunque si rivelano solo a persone prive di credibilità, ubriachi o pazzi, oppure davanti a persone che stanno dormendo o ciechi. In altre interpretazioni, invece  succhiano il sangue delle loro vittime, cioè  persone che hanno infranto precetti della fede. Una carta del genere dunque potrebbe avvertire di far attenzione nello trasgredire inconsapevolmente dei limiti.

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Yuki Onna

Yokai dall’aspetto di una bellissima donna, con la pelle diafana, è lo spirito della neve e del gelo, viene rappresentata nuda o con un kimono bianco e non lascia orme. Quando si sente in pericolo può trasformarsi in una nuvola di nebbia per scomparire. Ma sono gli altri a doverla temere: la leggenda narra che fosse una donna lasciata a morire assiderata nella neve e che ora il suo compito vendicativo sia proprio quello di uccidere con un alito di vento gelido o far smarrire i malcapitati nelle tormente di neve da ei create. In una interpretazione del personaggio, gli uomini da lei sedotti vengono congelati attraverso un rapporto sessuale. Si dice però che in una occasione, abbia lasciato andare un ragazzo in considerazione della sua giovane età e della sua avvenenza, facendogli però promettere di non rivelare a nessuno la sua identità; quando, da anziano, l'uomo raccontò di quell’incontro giovanile alla moglie, quest’ultima si rivelò essere la stessa yuki-onna, e lo abbandonò per aver infranto la promessa. Una volta uscita di casa si sciolse e scomparve.

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Hannya

La donna con due maschere rappresenta un’antica storia giapponese. La leggenda racconta di una fanciulla sedotta da un monaco che perse la testa per il desiderio di continuare ad amarlo, mentre per lui era stato solo un momento di debolezza. La bella giovane, figlia di un umile locandiere, inseguì il monaco nel suo pellegrinaggio e vendette l’anima al dio dell’Oltretomba Enma-O che la trasformò in un demone bruttissimo e vendicativo, con due corna taglienti, occhi spaventosi e ghigno satanico. La raffigurazione di questo mostro è diventata una delle maschere del tetro no del XIV secolo, come rappresentazione della gelosia. In altre versioni, una fanciulla viene  sedotta da un samurai che poi la tradisce. Lei, scoperto il tradimento va per gettarsi nel fiume, ma lì incontra un demone che fa a cambio con la sua bellezza per dargli l’immortalità in modo che possa vendicarsi su tutti gli uomini che troverà nel suo cammino. La maschera di questo demone viene considerata di buon augurio come tatuaggio e anche nell’oracolo.

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Teke Teke

La figura di Teke Teke è il personaggio femminile di una leggenda metropolitana giapponese dove si racconta di una studentessa caduta (o spinta) su una linea ferroviaria in cui perde la vita tagliata a metà dal passaggio del treno. È perciò un onryo, uno spirito vendicativo, che si muove trascinandosi sui gomiti, di notte, nei pressi della stazione. Armata di falce, chiede ai malcapitati passanti se sanno dove siano le sue gambe ed in base alla risposta ricevuta li lascia andare o li uccide. Pare che visiti i sogni di chi ha ascoltato la sua storia. La sua apparizione nell’oracolo può indicarci di fare attenzione a chi ci vuole spingere in una determinata direzione che potrebbe non essere per noi benefica.

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Funadama

Ouesta divinità è la protettrice dei navigatori e dei viaggiatori in generale. Le viene dedicata una festa 1'11 di gennaio, anche se le si rende omaggio ogni volta che la costruzione di una nave è completa.

Mentre si viaggia in mare, un ragazzo addetto alla cucina le offre ogni giorno una spiga di riso.

Nell'iconografia tradizionale viene rappresentata con i dadi da gioco, delle monete e una barca. Ho mantenuto questi elementi nel mio disegno e nell'oracolo che cerco di realizzare, l'uscita di questa carta potrebbe significare la possibilità di intraprendere un viaggio, anche metaforico, come potrebbe essere una nuova relazione o un nuovo lavoro, e dunque bisogna chiedersi se si è disposti a percorrere un nuovo cammino, che può essere proficuo con le dovute attenzioni e i dovuti sacrifici.

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Fami Rikuiu

Fa parte delle dee dell'amore, ma in particolare rappresenta la separazione coniugale. Vuoi volontaria, quando ci si rende conto che la passione iniziale si è trasformata ed è scemata, vuoi la separazione imposta e dolorosa delle partenze o della guerra, questa divinità giapponese raffigura il dolore per quello che era unito ed è stato spezzato.

L'ho disegnata come una ragazza compassionevole che consola la raffigurazione dell'amore che è morto o ferito. Quest altro essere può rappresentare in realtà anche lei stessa, quella parte di lei innocente e innamorata che ora patisce la delusione. Di per certo la figura riversa a terra è un essere anomalo, strano, che racchiude in sé il firmamento dell'universo, tranne che nel braccio ferito, quello che tocca la terra o il sangue. Fami Rikuju consola e rassicura l'amato morente, o l'emblema dell'amore o sé stessa, quello che era, quello che non c'è più.

L'uscita di questa carta nell'oracolo invita ad essere indulgenti con sé, nei momenti di rottura e di cambiamento, di consolare come Fami Rikuju la nostra parte sbigottita, di comprendere e accettare le separazioni non come un fallimento o una morte definitiva, piuttosto come un passaggio da vivere con compassione e speranza.

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Amaterasu

La Grande dea che splende nei cieli, è la divinità del cielo e del sole nata dall'occhio di suo padre Izanaghi, mentre questi si lavava dopo essere disceso negli inferi. Secondo la tradizione è anche colei che ha scoperto l'utilizzo della bava del baco da seta e ha inventato la tessitura con il telaio. Fino a dopo la seconda guerra mondiale, la famiglia dell'imperatore nipponico si proclamava discendente da lei. Divinità potente ma sensibile (racconterò in un'altra illustrazione il triste giorno in cui il cielo si oscurò perché lei, depressa e ferita si rinchiuse in una grotta), l'apparizione di questa carta nell'oracolo, potrebbe essere indicativa di un animo troppo sensibile che dovrebbe invece rendersi conto della propria forza. Nella mia raffigurazione, la dea quasi in versione wonder woman, nasce dall'occhio sinistro di suo padre per portare la sua luce nel mondo.

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Kono-Hana-Sakuya-Hime 

Il nome significa «Principessa luminosa come l'albero fiorito». È anche lei figlia del dio della montagna e fu la prescelta dal Dio del riso Nigini, di cui si innamorò, dopo un incontro in spiaggia. Ebbero due figli gemelli ma non fu sempre una relazione facile. Suo marito era gelosissimo sospettava della sua fedeltà, sostenendo che lei lo avesse tradit e che dunque i due bimbi non fossero veramente suoi figli. Kono-Hana-Sakuya-Hime sottopose i due gemelli appena nati alla prova del fuoco per dimostrare che erano figli del Dio, altrimenti le fiamme li avrebbero inceneriti. Come lei era certa, poiché non aveva tradito il marito, i due bambini sopravvissero e divennero due divinità della Caccia e della Pesca. Kono-Hana-Sakuya-Hime divenne la dea protettrice della sacra montagna del Fujiyama ed è sempre rappresentata con il ramo fiorito dell'albero sacro nella mano sinistra e lo specchio nella destra. Per i Giapponesi lo specchio è il simbolo solare più elevato in quanto emblema della grande dea Amaterasu. Poiché il Dio Nigini rifiutò sua sorella dea delle rocce e sposò Kono-Hana-Sakuya-Hime, si dice che le vite umane siano brevi e fugaci, come i fiori di sakura, invece che durature e durature, come le pietre. Nella mia interpretazione la divinità si trova di fronte alle ingiuste accuse del marito e si specchia in uno dei suoi attributi per capire cosa non va in lei: alle sue spalle la trasformazione del suo corpo in vegetale ha inizio e lei si sorregge ai due emblemi del suo potere: oltre allo specchio, l'albero di ciliegio. Per i giapponesi lo specchio è anche simbolo di chiarezza e sincerità d'animo: la mia Kono-Hana-Sakuya-Hime pur afflitta dall'accusa, si regge ai suoi punti di forza e sta per scegliere di scommettere ciò che ha di più caro sulla sua sincerità. L'uscita di questa carta nell'oracolo potrebbe avvertirci dell'imminenza di un'accusa dalla quale guardarsi, ci inciterebbe dunque, in questo senso, a fare attenzione alla malafede di chi ci circonda. Dall'altro lato, siccome le carte dell' oracolo hanno sempre aspetti sia positivi che negativi, questa carta ci invita anche a riconoscere quali sono i nostri punti di forza, le nostre doti, le nostre capacità, per sorreggerci ad esse e rialzarci di nuovo, consapevoli delle nostre specificità, nel bene e nel male, scegliendo sempre la via della sincerità.

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Husi Hime

Ecco la descrizione del vostro progetto. Che il vostro lavoro si basi su testi, immagini, video o altro, fornire un breve sommario ai visitatori li aiuterà a capire il contesto e il vostro percorso professionale. E poi potete utilizzare la sezione multimediale per mostrare il vostro progetto!

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Oho Kuninushi

Della Oho-Kuninushi non si sa molto, il suo nome significa "La proprietaria terriera" e la sua leggenda racconta che cavalcav di notte su un cavallo di bronzo per intimidire la popolazione, come uno spirito che controlla i suoi possedimenti. lo l'ho interpretata più come una sorta di Lady Godiva, la moglie coraggiosa e sfrontata, che per far togliere le esagerate tasse a suo marito, fu disposta persino ad accettare la sua richiesta: "Tolgo le tasse se tu cavalchi nuda per la città". Si lanciò di corsa sul cavallo coperta solo dai suoi lunghi capelli, e ottenne il sollievo del suo popolo. Nella mia rappresentazione, lo spirito giapponese è una donna di carne ed ossa e cavalca nelle sue terre con consapevolezza e desiderio di sprigionare la sua energia. L'uscita di questa carta nell'oracolo, potrebbe suggerire di ascoltare il proprio lato selvaggio e lanciare a briglia sciolta i nostri desideri, se sentiamo di essere nel giusto.

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Iha Naga o Iwa Naga Hime

Divinità legata alla pietra e alle rocce. La figlia dalla forza incredibile del dio della montagna che voleva darla in sposa al dio del riso, il quale le preferi la sorella minore, per cui lha-Naga lo maledisse. Il nome la-

Naga significa "Eterna Principessa".

La mia raffigurazione interpreta però una fase diversa dello svelamento: Iha Naga si rialza dalla disperazione del rifiuto e, come in altre carte del mio oracolo, riabbraccia sé stessa, si guarda con compassione ma anche con un nuovo amore verso di sé, si stringe in una danza di liberazione dalla schiavitù che presuppone un amore non corrisposto.

L'uscita di questa carta nell'oracolo potrebbe fortificarci nella decisione presa di andare oltre il dolore per una relazione fallita, non necessariamente d'amore, ma un qualsiasi legame che abbiamo scoperto essere univoco, poiché il momento di rottura è una ferita che sembra insanabile, ma come ci insegna l'arte giapponese del kintsugi, le parti spezzate possono essere rinsaldate formando venature preziose, cicatrici d'oro.

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Okiku

La storia di Okiku racconta della serva di un samurai. L'uomo si innamorò di lei e non tollerò il suo diniego. Dunque lui la accusò di aver rubato uno dei suoi piatti d'oro, che invece nascose. L'avrebbe perdonata se lei avesse accettato di sposarlo, cosa che lei non fece, preferendo affogarsi nel pozzo li vicino. In un'altra versione è il samurai ad ucciderla gettandola nel pozzo. Il fantasma di lei tornò tuttavia a perseguitalo, non solo dal pozzo ma da qualsiasi specchio d'acqua. Nella mia versione della carta dell'oracolo, Okiku non muore nell'acqua stagnante del pozzo, è invece libera nei pressi di una cascata e circondata da pesci che guizzano di vita intorno a lei. Simboleggia chi è dovuta passare attraverso ripide e correnti, ma si è mantenuta intatta, magari ha dovuto modificare atteggiamenti e abbandonare convinzioni, tuttavia è una carta che dice che se anche il dolore c'è stato, presto usciremo dal turbine di emozioni negative per intraprendere una strada sentendoci diverse, ma è una strada di libertà. La mia Okiku non cerca vendetta, cerca nuove acque in cui nuotare libera, come i pesci accanto a lei.

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Jurojin

Jurojin è la dea scintoista della longevità e della vecchiaia felice. E uno dei sette dèi della sorte. Jurojin è di solito raffigurata accompagnata da una gru e da una tartaruga.

Viene rappresentata nell'atto del cavalcare, mentre sorride amichevolmente a un anziano signore. Altre volte è raffigurata come un anziano, identificato come la personificazione della stella polare australe. In questo caso vive nel mondo da 1500 anni e ha un rotolo legato al suo bastone, sul quale è scritta la durata della vita di tutti gli esseri viventi. Può essere accompagnato da un cervo. lo ho scelto di rappresentare naturalmente la versione femminile in cui la bella Joroin è a cavalcioni degli animali che le sono attribuiti dalla tradizione e guarda con benevolenza un signore anziano che, dal lato della strada, è sorpreso dalla sua bellezza.

L'uscita di questa carta nell'oracolo potrebbe tranquillizzarci sul fatto che i nostri propositi, magari lentamente, ma si compiranno, dovrebbe metterci in guardia rispetto alla fretta, alla frenesia di ottenere tutto e subito. Per ultimo, parafrasando una canzone, dovrebbe consigliarci di prendere il tempo per mano con una mano ferita, perché al tempo

piace guarire.

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Shikeme

Le shikeme giapponesi sono una sorta di diavolesse, capaci di irretire gli uomini per poi manovrarli a loro piacimento e altre nefandezze del genere. lo ho rappresentato questo personaggio come un burattinaio che cerca di manovrare con i fili le mosse della malcapitata marionetta, non necessariamente di sesso maschile. Quando esce questa carta nell'oracolo yokai che ho disegnato, il suo consiglio potrebbe essere di cercare di fare chiarezza a noi stessi riguardo la possibilità che le nostre azioni siano dettate dalla volontà altrui.

Spesso abbiamo fili invisibili di cui non ci accorgiamo dati dall' ingerenza altrui, ma anche da condizionamenti sociali e pregiudizi. La carta forse avvisa che è ora di tagliare quei fili.

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Okuri Chouchin

E uno spirito femminile che si manifesta nei pressi di un monastero quando la luna non è sufficientemente luminosa da rischiarare il cammino dei viandanti. La Okuri Chouchin accompagna con una lanterna chi si è perso nella notte. Con lo stesso nome "Chouchin" ci si riferisce, in giapponese, a delle lanterne di carta diffuse fino agli anni 40 nelle zone di campagna, dalla luce flebile e tremolante, che non rischiarava nemmeno l'immagine di chi la stava sostenendo.

L'uscita di una carta del genere nell'oracolo può metterci in guardia da una situazione pericolosa della quale non ci siamo accorti, come se delle tenebre stessero per avvilupparci. Allo stesso tempo può indicare anche che una figura salvifica si sta avvicinando a noi per guidarci al di fuori dal percorso di oscurità in cui inconsapevolmente ci siamo addentrati.

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Katsura otoko

Divinità della luna, a volte rappresentata in panni maschili. lo invece ho scelto di raffigurarla come una donna, patrona della luna, che tuttavia si nasconde dietro una porta e sbircia dalla serratura quella che lei considera una luce maggiore. Una carta del genere ci mette in allerta rispetto alle porte chiuse che potremmo trovare dinnanzi, ma ci esorta anche a non guardare gli altri sentendoci di minor valore, perché la vera luce, quella splendente, è in noi se la lasciamo brillare. Ed è quella la luminosa chiave per andare oltre ogni chiavistello apparentemente serrato.

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